Eichetta: Schole inc. (JAP 2018)
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Sentireascoltare
Il nuovo disco di K-Conjog, presentato in anteprima proprio su queste pagine, arriva con il supporto produttivo della label giapponese Schole Records, e l’attenzione di un’etichetta che dista quasi diecimila chilometri dai tuoi luoghi non può che considerarsi un attestato di stima, un riconoscimento per il lavoro svolta finora. D’altronde il percorso di Fabrizio Somma (questo il nome all’anagrafe del producer italiano) già in passato aveva ricevuto riscontri notevoli: non è infatti da tutti partire dalla piccola e fieramente indipendente Snowdonia e arrivare persino su The Wire, come capitato a K-Conjog in occasione dell’uscita di Set Your Spirit Freak.Nel mezzo esperienze con eccellenze nazionali (la bolognese Trovarobato nel 2015) e non solo (la collaborazione, ripetuta, con Abandon Building Records), e soprattutto un suono sì riconoscibile, ma mai uguale a sé stesso: così dai tempi degli esordi snowdoniani, sono andati diradandosi gli inserti strumentali e l’attitudine sghemba in favore di un’elettronica sempre più complessa e stratificata e di una sensibilità pop che meriterebbe di raggiungere anche un pubblico piuttosto vasto. Di questo percorso, accidentato e affatto lineare, il nuovo Magic Spooky Ears rappresenta probabilmente il vertice assoluto (almeno finora): l’album s’inserisce perfettamente in quel panorama elettronico italiano che spazia dalle melodie pulsanti ed ancestrali dell’ultimo Machweo (Love Walks on Unexpected Ways) alle atmosfere sci-fi di Earthquake Island (Replica), ma non perde mai la tipica poetica del suo autore, leggermente sfuocata e fortemente emotiva.
Rockit
Sarebbe forse inutile ribadire belle parole o nuovi complimenti a quanti già ne possiamo trovare in circolazione su Fabrizio Somma e invece, credo di esserne convinto, sembra ancora una volta doveroso farlo. Il perché nasce dal fatto che l’ultima uscita di K-Conjog, “Magic Spooky Ears”, è semplicemente e nuovamente, dopo album apprezzatissimi come “Dasein” e “Set Your Spirit Freak”, un ulteriore seguito di qualità compositiva, di inconsueta dance ed elettronica, poiché affascinante, colma di mood, concreta e instancabile nell’ascolto. Dieci brani, quarantotto minuti di ascolto, ricreano allo stesso tempo un legame leggero e seducente tra le tastiere, il synth o il piano che sia, tra accordi di chitarra, voci infantili o robotiche incrociate, tra il clap trap in tempo dispari e in contro tempo al bass tone ricreato da lunghe note spesso senza pausa tra loro.
La sobrietà e l’efficacia di esecuzione della musica di K-Conjog non porta mai a una totale assuefazione nell’ascolto dell’IDM di “Magic Spooky Ears”. Ne consegue una dipendenza verso la sua musica, figlia della combinazione tra ambient synth (“Kingpink”) e ambient classico (“Replica”), dance ballad (“Same Old Grace” e ”Old Enough To Look Young”), slow dance più pop (“Monotone”) e melodia electro (“Cheeks”).
Una citazione apposita meritano le tracce centrali come “Millenials Otters”, dove cassa in quattro robusta e voci metalliche campionate possono riportare agli ultimi Daft Punk e caratterizzano la prima parte della traccia, per poi essere capovolte dai tubi del flauto verso una svolta etnica e quasi inaspettata del pezzo. La coda del brano tenta poi di legarsi nell’incipit della successiva “Love Walks On Unexpected Ways”. Quest’ultimo pezzo è caratterizzato da un’alternative dance suggestiva tra un mood tangibile e fanciullesco: una ninna nanna elettronica accompagnata dalla chitarra acustica. “Magic Spooky Ears” è dunque una sottoscrizione di intenti tra il mondo della musica elettronica concreta e il campionamento semplice e diretto tipico di K-Conjog, dove l’eleganza della dance del singolo di apertura “What Begin Began” sa legarsi all’art electro della chiusura in “Falcon”, dove sembrano affiorare ricordi di stili di “A Moon Shaped Pool” dei Radiohead.
Una nuova netta espansione nel vasto dominio dello stile di K-Conjog è stato, dopo troppi anni di attesa, finalmente compiuto.
Higher Plain Music
Italian producer and sound sculptor K-Conjog’s latest album is a montage of loops, sounds, electronic weirdness and cinematic alternative dance floor anthems. ‘Magic Spooky Ears’ is a great name for the album is it really does encapsulate many of the albums facets that make it sound so good and so unique.
‘What Begin Began’ kicks off the album with an indie pop beat that adds in plenty of weird and wonderful arpeggiators and thick buzzing bass synths that merge together to create a thrusting groove. Where K-Conjog mixes it up is that he then starts filtering in acoustic instruments too. Acoustic guitar, flutes and vocal snaps drop in to add fluidity to the rolling beats and the influences are from around the globe. This penchant for mashing up all kinds of things is what marks ‘Magic Spooky Ears’ out as an album. ‘Kingpink’ is more electronic with hints of trance and chiptune music shining through, whereas ‘Same Old Grace’ flips between epic chants, synth brass and celestial computer bleeps and soft echoing piano segments. It feels like a technological hymn. ‘Millenials Otters’, aside from being an amazing track name, reminds me so much of Bibio with plenty of pitch bending, simple rhythms and melodies but constantly changing every 8 bars to add or take something away. ‘Love walks on unexpected ways’ tackles indie rock, indie pop, industrial percussion, classical undertones and a variety of time signatures all in one track. It should be something that feels all over the place but you ride the waves of euphoric emotion and then the lilting sadness with ease as the listener.
The mash-ups continue to surprise and illuminate your ears in the second half of the album. The soft warping synth pads of ‘Replica’ offer a short solace after all those celebratory explosions and cleanse your ears before the hardcore experimental electronics of ‘Old Enough to Look Young’ smashes through. This track is like an instrumental Son Lux piece. The detuned pangs and shivers of synths are metallic and obtuse, always evoking a sense of spookiness. It’s a great, aggressive piece that tees you up for the 80’s tech-noir darkwave of ‘Monotone’. The track is fully voiced through a vocoder and its grinding beats and heavy rubbery keyboards make the whole thing like Soft Cell and Pet Shop Boys have gone to the most fabulous funeral of the year. ‘Cheeks’ plays with perceived tempo. From the gentle pianos to the quickstep dance segments and the b-movie theremin – as the track gets louder and more complex, the drums switch patterns to speed up and slow down the track. The clever thing is the melody never changes pace – your just dancing twice as fast! The album closes with early Lamb-esque piece ‘Falcon’ with dirty trip-hop percussion loops, epic piano rolls, vocoder keyboard chords and all kinds of wizardry.
It’s not very often that after an album I sit back and think ‘how the hell did all that get crammed in?’ I was genuinely taken aback and surprised at the depth of the production, creativity and the vast array of sounds and instruments on hand. K-Conjog has made a very special album and you need to treat your own magic spooky ears to it now.